| Cucire era estremamente facile per Sanka Rea, e anche dopo la trasformazione, lei, non aveva perso questa abilità. Cucire, per lei, era un arte. Poteva sentire il filo tra le soffici dita, che tentennavano nell’ inserirlo nell’ago; poteva ascoltare il fruscio del filo, ormai inserito nell’ ago, quando lo spostava; e poteva odorare la brezza, che faceva adagiare dolcemente i suo capelli di color pece e che le sfiorava la pelle rilassandola.
Tuttavia, non aveva mai immaginato di ricucire ferite, le sue ferite.
Più guardava e toccava quella ferita, situata in prossimità del bacino, più si rendeva conto di chi era fino a poche ore fa e di chi era diventata ora.
Più volte, in passato quando ancora viveva con loro, nella sua mente vagavano pensieri su chi fosse, su chi non fosse e su chi volesse e non volesse diventare.
Ed ora quelle risposte erano arrivate, velocemente, premendo nella sua mente e scandagliando la sua anima, gradualmente, come in una lotta. Mentre, lei, affatto ignara di ciò che stesse accadendo nella sua mente.
Continuava ad osservare la ferita, che l’ aveva trasformata in uno zombie.
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